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Stoner

di John Edward Williams
“Stoner è il racconto della vita di un uomo tra gli anni Dieci e gli anni Cinquanta del Novecento: figlio di contadini si affranca quasi suo malgrado dal destino di massacrante lavoro nei campi che lo attende, coltiva la passione per gli studi letterari e diventa docente universitario. Si sposa, ha una figlia, affronta varie vicissitudini professionali e sentimentali, si ammala, muore. È un eroe della normalità”.

Questa è la trama che avevo letto prima di iniziare il libro. Forse un po’ banale ma ne ero attratto. Chissà perchè, in certe fasi della vita sono i libri a scegliere te.
Dovevo sospettarlo: nelle storie delle persone la normalità non esiste e questo è un grande libro di sentimenti che lasciano il segno.
Già l’evoluzione di Stoner da contadino figlio di contadini a docente universitario di letteratura inglese basterebbe per affrancarlo dal ruolo di “eroe della normalità”.
Ma nel racconto della sua vita dovrà anche lottare contro l’incompetenza e le baronie in ambito accademico, mettendo in gioco la sua carriera, e questo sì che mostra la forza dell’eroe.
Si innamorerà e sposerà una donna che saprà trasformarsi da timida creatura a arcigna moglie dedita alla finzione sociale che farà crollare tutto il suo sogno romantico. Gli darà una figlia e subito dopo lo bandirà dal letto coniugale, facendolo soffrire alienando poi la bambina contro di lui. Attenzione: è un romanzo del 1965. Ma troviamo la tipica descrizione della PAS, la sindrome di alienazione parentale, di cui alcuni gruppi di femministe a tutt’oggi negano l’esistenza ma che porta in Italia 200 padri al suicidio in un anno (1000 in Europa, dati 2016)*.
Una donna, la moglie, che incombendo senza pietà sulla figlia la porterà dalla bulimia al regalarsi con facilità il che finirà inevitabilmente con una gravidanza nata da un rapporto occasionale, la fuga dalla famiglia e dalla città e infine l’alcolismo.
Molto, tristemente, moderno.
Ciononostante è un libro dove la forza traente entra in punta di piedi con il nome di Katherine Driscoll: è un Amore grande, vero, ricambiato, fuori dalle regole del matrimonio che dovrà uscire dalla porta di servizio ma che finirà comunque per occupare splendidamente la scena con il suo essere eterno, oltre il tempo, il torpore, l’indifferenza e la rimozione.
Quell’Amore sarà ancora lì dopo anni, solido e intenso e si rivelerà a Stoner con un piccolissimo particolare (che non vi dico) ma con un potente effetto evocativo. Almeno per me.
E’ un libro così apparentemente semplice, delicato e gentile ma allo stesso tempo potente che vi farà chiedere: cosa conferisce valore e significato alla vita? Che cosa vuol dire amare?
Non troverete le risposte, ma penso che vi lascerà dentro tante altre domande facendovi riflettere sul modo in cui ciascuno di noi conduce la propria vita.
Imperdibile l’ultimo capitolo che narra l’esperienza inenarrabile della morte con una qualità della scrittura, una pacatezza e una sensibilità che vi toccheranno nel profondo lasciandovi una traccia indelebile.

Gerardo Capaldo

* http://www.ilgiornale.it/news/life/padri-separati-200-suicidi-ogni-anno-1607909.html

http://www.affaritaliani.it/cronache/pas-alienazione-parentale-551413.html

Sergio Rubini legge Stoner di John Williams (estratto)
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