Il diario perduto di Frida Kahlo
di Alexandra Scheiman –
Quando l’amore diventa esigenza primaria, come respirare, nutrirsi .. vivere. Ecco io inizierei così a descrivere Frida.
Frida Kahlo pittrice, figlia della rivoluzione Messicana, nata a luglio nel 1907 in un paese di Città del Messico, mostra fin da piccola un temperamento forte e determinato.
La sua caparbietà le permetterà di superare gli ostacoli che la vita le presenterà ; una malattia invalidante, la spina bifida e un incidente che le procurerà gravi lesioni interne, la costringeranno a rinunciare ad un suo grande desiderio, quello di portare una creatura in grembo.
Amante dell’arte della pittura si avvicinerà a Diego Rivera noto muralista e altrettanto noto donnaiolo, che lei sposerà per amore ma che la condurrà ad una vita di sofferenza e umiliazione a causa dei suoi ripetuti e spudorati tradimenti .
La necessità di porre fine alle sofferenze causate dall’infedelta’ di Rivera e “l’esigenza” di sentirsi amata, viva e desiderata la porteranno ad allontanarsi dal marito e a vivere storie con altri uomini e donne, per poi risposarsi con lui verso gli ultimi anni della sua vita.
Frida muore il 13 luglio del 1954.
Forte Frida… sì forse, ma non sempre, succhiava il nettare dell’esistenza, senza freni, senza inibizioni, senza tabù.
Una ricerca della vita in toto accompagnata costantemente dalla sofferenza di un corpo menomato, sofferenza intesa non solo come dolore fisico ma anche dell’anima che prepotentemente le ricordava che la morte le aveva dato in prestito una vita che da un momento all’altro si sarebbe venuta a riprendere.
Ed è lì che comincia il suo percorso, il suo desiderio del tanto e subito.
Il suo volere vita trasformato in un dare amore, in un seminare emozioni e passione.
Frida senza mezze misure, rivoluzionaria testarda, donna, bambina, amante e moglie..
Usava l’amore e il sesso come armi contro la morte e contro la morte la sua pittura .
I suoi quadri sono la biografia del suo dolore, un concentrato di forti emozioni di vita e al contempo di sofferenza e paura della morte. Ogni volta che il pennello sfiora la tela dipinge gli stati d’animo di Frida tradotti in colori … lì vivere si può, e lo si può fare in eterno.
Nei suoi quadri si vede “un Paese intero condensato nell’anima di una donna” il Messico, la sua amata terra natia.
La vita di questa pittrice è stata una vita intensa piena di entusiasmo, forza, rabbia, paura e aspettative deluse.
Il libro a mio parere è scorrevole ma a tratti, poco stimolante.
Inoltre la scelta di intervallare la narrazione con ricette messicane, potendo io dedicare alla lettura le ore serali, non l’ho apprezzata più di tanto (pesantucce sia da leggere che da digerire la sera prima di andare a dormire).
Un vero peccato perché la sua affascinante biografia si sarebbe prestata a trasformare il libro in un capolavoro.
Chiara Conte
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