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Più forti del mare

di Dougal Robertson –
Non poteva passare troppo tempo senza che io tornassi alle mie letture preferite, ovvero quelle che riguardano storie di persone che sono riuscite a sopravvivere in mare.
Questo è un libro del 1973, di cui ho trovato una riedizione Mondadori del 1978, su una bancarella di libri usati! Una vera manna per letture non-mainstream come piacciono a me!!
L’autore, Douglas Robertson, è il narratore della vicenda che lo ha visto protagonista: il 15 giugno del 1972, la goletta “Lucette”, lunga 13 metri, viene attaccate da orche marine nel mezzo dell’oceano Pacifico ed affonda. Ciò che accade dopo l’affondamento è materia della narrazione. Douglas, insieme alla sua famiglia, composta dalla moglie, un figlio di 18 anni, due gemelli di 12 e un giovane studente amico dei ragazzi, affronta il naufragio con competenza e grande coraggio, facendo le scelte migliori per mantenere in vita tutti quanti, in previsione di venire salvati o raggiungere terra. Ciò che caratterizza questo racconto, è l’invincibile legame affettivo tra i familiari, che, unito alla capacità di sfruttare le risorse del mare, permette loro di sopravvivere alle peggiori condizioni marine, alla sete ed alla disidratazione, alle intemperie ed alle burrasche. Dopo 37 giorni, il lieto fine è assicurato.
Ho apprezzato l’onestà e la serenità della narrazione, intrisa anche di una certa inaspettata capacità poetica.
Un’altra particolarità che merita una menzione, è la dissertazione finale del protagonista, che con lucida distanza analizza ciò che ha dovuto affrontare, offrendo diversi consigli utili su ciò che serve sapere in caso di naufragio. Con molta semplicità, avendo dovuto vivere con altre persone in condizioni estreme su un battellino di emergenza, offre suggerimenti su come comportarsi, come utilizzare gli strumenti e soprattutto come mettersi in condizioni di sopravvivere… E chi meglio di lui può suggerirci queste cose?!
Buona lettura!

“Undicesimo giorno. La mattina dopo, con alle spalle una notte insonne, passata interamente a togliere acqua per tornare a bagnarci ancora poco dopo, ispezionando il battellino mi accorsi che avevamo perso la latta del petrolio. Nessuno di noi l’aveva vista finire in mare, ma benché rimpiaggessi il recipiente, che avremmo potuto usare per raccogliere l’acqua piovana, la perdita non era grave. Del resto, subito dopo, l’amarezza per la perdita fu alleviata dal ritrovamento di due pesci volanti. Apprezzammo quelle carni saporite, tanto quanto pareva che le apprezzassero le corifene. Finché c’erano pesci volanti nei paraggi, sapevamo che ci sarebbero stati anche i pesci più grossi… ”

Camilla Dagnino

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"Non esiste vento contrario per chi sa posizionare le vele" Collaboratrice di Booklandia.