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La stanza di ossidiana

di Douglas Preston & Lincoln Child –
L’agente speciale Aloysius Pendergast è disperso. Il suo corpo non è ancora stato individuato e col passare dei giorni la speranza di trovarlo vivo sembra affievolirsi sempre di più. Costance, la sua storica assistente, è distrutta dal dolore e cerca conforto rifugiandosi nelle stanze sotterranee della residenza di famiglia di Riverside Drive.
Nella casa, però, un’ombra è in agguato. Una figura sinistra e minacciosa, che emerge dal passato e che all’improvviso trascina Costance via con sé. Proctor, la fedele guardia del corpo di Pendergast, non ha scelta: deve lanciarsi all’inseguimento del rapitore prima che sia troppo tardi.  Un thriller travolgente e adrenalinico, una caccia mozzafiato contro il tempo, alla scoperta di una verità inaspettata.
Per prima cosa vorrei precisare che chi legge questo libro dovrebbe già aver letto i precedenti in quanto per il lettore sarebbe indispensabile avere una certa conoscenza dell’universo Pendergast per capirne appieno dinamiche, successioni ed episodi che prepotentemente riappaiono dal passato.   
Che dire..nonostante siamo alla sedicesima puntata della saga di Aloysius Pendergast, bizzarro agente dell’FBI, gli autori continuano a regalarci emozione e suspense ad altissimi livelli.
Sin dalle prime pagine ci troviamo in viaggio tra passato e presente in una corsa contro il tempo.
Proctor, fedele maggiordomo tuttofare di Pendergast, si trova impegnato in un inseguimento senza eguali; la signora Trask deve occuparsi della sorella malata, ma Costance? Questa ragazza ci è sempre stata descritta come una figura al di sopra di ogni debolezza umana ma, in queste pagine, riuscirà ad esprimere prepotentemente tutta la sua umanità e femminilità. 
Un ombra del passato torna indietro direttamente dall’inferno e la convince a seguirla. In questa “puntata” torna pure Mame, la “talpa del web”, un personaggio che a me piace davvero tanto ed a cui avrei preferito che gli autori dessero molto più spazio. 
Child e Preston non deludono nemmeno stavolta. La loro scrittura affilata crea una trama perfetta e travolgente. E nonostante qualcuno abbia affermato che gli scrittori non hanno più niente da dirci, e che addirittura debbano resuscitare i morti per andare avanti, io sono sicura che non sia così. Innanzi tutto perchè finalmente ci vengono forniti dati sul passato come agente segreto di Pendergast, ma anche perchè tutti sappiamo che Costance ha preso l’elisir della lunga vita..ma lunga non significa eterna. Inoltre un’altra novità è il tentennamento dei sentimenti da parte di Pendergast, i quali inizialmente erano mirati solo al benessere della sua pupilla mentre adesso…     
“<Ci sono così tante cose che vorrei dirti> cominciò lei, <ma non lo farò. Addio, Aloysius>.       Anche Pendergast sentiva di avere migliaia di cose da dirle, ma in quel momento non riuscì a trovare le parole. In qualche modo, era come se una parte di lui stesse scomparendo, e lui non potesse fare nulla per impedirlo.
Come se avesse avviato un motore che, una volta partito, non poteva più essere fermato. 
<Costance> riuscì a dire. <Non c’è niente che io possa dire o fare…?>
<Mi puoi amare nel modo che desidero? Nel modo di cui ho bisogno?> Pedenrgast non rispose. 
<Allora hai risposto alla tua domanda>     
<Costance….> ripetè Pendergast. 
Lei gli posò un dito sulle sue labbra. Poi gli rubò un bacio. E senza dire altro salì sulla Rolls-Royce.” 
Mi duole ammettere la convinzione di essere all’epilogo di questa amata saga. Nel giro di un’altro paio di romanzi tutti i tasselli saranno al loro posto in questo immenso puzzle e allora non ci saranno altri misteri da svelare.
Spero, comunque, in qualche altra loro invenzione per continuare a stupirmi e allietarmi con i loro misteri e colpi di scena infiniti.

Manu



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