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Io sono con te. Storia di Brigitte

di Melania G. Mazzucco
In una realtà ancora tutta da accettare, da comprendere, noi esseri umani tendiamo a difenderci nascondendoci nel nostro guscio guardando tutto con distacco, per difenderci, per non farci coinvolgere.
Un senzatetto, un immigrato, un mendicante, fanno da cornice alla nostra quotidianità.
Spesso ci si sofferma ma poi si và oltre, si rimanda il pensiero a dopo, o non ci si pensa più.
Ma per un attimo io sono Brigitte non sono Chiara, la mia pelle scura si perde nell’ ombra di un angolo buio della stazione di Roma Termini …io non so dove sono e nemmeno più chi sono.
Ho perso la mia identità, la mia casa, ogni affetto, non ho nulla.  Sono qui perché sono dovuta fuggire dal mio paese, ho subito ogni forma di abuso possibile, la mia dignità è stata calpestata e gettata via assieme ad altri corpi morti in Congo.
Sono fuggita, mi hanno aiutata a fuggire ma forse sarebbe stato meglio morire.
Vedo la gente che passa frettolosamente affianco a me, nessuno mi guarda, forse non ci sono .
Recupero avanzi di cibo dalla pattumiera e poi ritorno al mio rifugio.
È così che comincio a vivere la vita di qualcuno così distante da me, così diverso da me.
Una donna che si ritrova a Roma ..ma non sa nemmeno dove sia Roma in che nazione si trovi.
Vede solo le famose temute “donne bianche”, e uomini bianchi. Sì perché in Congo gira voce  che di noi bianche non ci si possa fidare. (Che  sia una paura  fondata?mah)
La storia è quella di  Brigitte, senza un soldo in tasca, senza vestiti senza casa senza nulla,martoriata, tumefatta, smunta e affamata. Vaga come un fantasma , diventa l’ombra di centinaia di passeggeri della stazione Termini.
Grazie all’aiuto di uomo che la indirizza al  Centro Astalli che è la  sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, si scoprirà che questa donna dall’anima calpestata era una bravissima infermiera che gestiva un ospedale a Matadi , vedova e madre  di quattro splendidi bambini.
Sequestrata in casa in un contesto di guerre interne , viene torturata, violentata, gettata come immondizia, costretta a bere la propria urina per non morire di sete.
Tutto questo perché? Aveva dimostrato di essere incorruttibile, integerrima e  radicata nei suoi principi etici.
Ora conosciamo la sua terribile  storia, (che è una tra le  tante) ma anche la sua lenta rinascita, il ricongiungimento con due dei suoi figli, il nuovo lavoro in un centro per anziani e la sua gratitudine  verso le persone che l’hanno sostenuta nei momenti più bui.
Le sue vicende sono state narrate dalla scrittrice che ha voluto entrare nel suo mondo attraverso i suoi occhi , con lo sguardo, le sue espressioni le lacrime e i sorrisi.
È stata con lei per giorni, vivendo la sua quotidianità i suoi insuccessi e i suoi progressi. Il loro è diventato un rapporto di amicizia di reciproca fiducia.
Una narrazione struggente, molto toccante senza filtri, tutto autentico e senza finti buonismi .
Solo pura e semplice realtà.

Chiara Conte

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