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Il giardino segreto

di Frances Hodgson Burnett –
Il giardino segreto (titolo originale The Secret Garden) è un romanzo per ragazzi scritto nel 1911 dalla scrittrice anglo-americana Frances Hodgson Burnett, autrice anche de Il piccolo Lord e La piccola principessa.
Molti si concentrano, giustamente, sui soggetti principali del racconto: i bambini. Il romanzo narra infatti il processo di maturazione di due fanciulli, Mary e Colin, grazie alle cure da essi fornite a un giardino segreto, un giardino circondato da mura che anni prima era stato teatro di un grave incidente, a seguito del quale l’accesso al giardino era stato reso impossibile.
Che detta così sembra più un elogio al giardinaggio che alla crescita interiore.
In realtà la metafora di un giardino, luogo dell’anima da coltivare e far rifiorire che da selvaggio diventa ben curato all’arrivo dell’adolescenza, non è neanche tanto nascosta.
Come anche, del resto, il valore fondamentale della relazione tra pari dove ciascuno può influenzare il prossimo: e proprio questa è la dinamica costruttiva che si instaura tra Mary Lennox, Colin Craven e Dickon Sowerby, il terzo ragazzino protagonista della storia, che incarna gli aspetti benefici e positivi della Natura.
Sono dunque storie di bambini pre-adolescenti dove gli adulti fanno tutt’al più da contorno e, anzi, si distinguono per la loro assenza, in un modo o nell’altro.
Ed è proprio questo aspetto che vorrei sottolineare, forse perchè ho da tempo superato la cosiddetta “età evolutiva”, con l’anagrafe che mi cataloga come adulto e lo stato di famiglia come genitore.
I genitori di Mary spariscono in fretta perchè muoiono per colera, ma non è che prima del trapasso si interessassero molto della figlia. Colin, invece, resta orfano di madre e si ritrova l’altro genitore che impersona di più il ruolo del vedovo inconsolabile che del padre affettuoso, il che lo porta a disinteressarsi anch’esso del bambino.
Le conseguenze sono nefaste e, proprio come un giardino abbandonato a se stesso, rovi, spine e malapiante si impossessano dello spirito dei fanciulli.
Dov’è il genitore-giardiniere che smuove la terra, allontana le erbacce e i parassiti, disseta i germogli, fornisce sostegno ai rampicanti, sapendo aspettare con pazienza e un po’ di trepidazione che la pianta germogli, fiorisca e dia i suoi frutti?
In questo romanzo del 1911 non c’è. E, forse, ancora meno è presente oggi nel 2019 sostituito da impianti di irrigazione artificiali, automatici, tecnologici. Inumani.
Due sole sono le presenze adulte positive: il vecchio e burbero giardiniere Ben e, soprattutto, la signora Sowerby l’umile madre di Dickon e di altri undici figli che pur nelle intuibili difficoltà economiche mantiene una saggezza innata e uno stupefacente istinto materno che la rende attraente per Mary e Colin, entrambi i quali, come detto, orfani delle loro madri.
La signora Sowerby è la madre ideale del romanzo in un certo senso: non ha alcuna delle fragilità fisiche di Lilias Craven e nessuno dei vani egoismi della signora Lennox.
Che fine abbia fatto suo marito però non è dato sapere.
Un libro moderno, per concludere, che mi sento di consigliare ai ragazzi (dai 10 anni in su) per riflettere sui valori di amicizia, empatia e collaborazione.
E agli adulti per meditare sul concetto di assenza e sui vuoti incolmabili che essa crea, non risolvibili con le “cose” ma solo con il tempo dedicato agli affetti.

Gerardo Capaldo

Lettura del primo capitolo
Il giardino segreto
Gerardo Capaldo
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"Aequam memento rebus in arduis servare mentem" Amministratore di Booklandia.