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De oratore

di Marco Tullio Cicerone
Buongiorno! Continua la mia avventura a questo grande gioco chiamato un po’ cripticamente COVID-19 che ci obbliga tutti ad un colossale gioco a nascondino telematico. Una galera domiciliare mascherata che ci obbliga a fare i conti con la nostra famiglia e con le nostre solitudini; se prima avevamo una minima possibilità di sfuggire a certi doveri sociali adesso come adesso li dobbiamo affrontare ogni mattina in un loop infinito. Però è anche l’occasione per fare qualcosa di costruttivo e io mi sono imposto, oltre cercare di tenermi un minimo in forma fisicamente con una costanza che non avevo da almeno 3 anni (data dell’ultima operazione avuta che mi ha obbligato ad un lungo recupero fisico), anche di curare una certa sanità mentale attraverso le letture e, vista la gran mole di tempo libero a disposizione, di leggere i libri fisicamente e mentalmente più impegnativi che avevo lasciato da parte in attesa di tempi più favorevoli.
Marco Tullio Cicerone fu una delle figure più importanti della Roma di fine repubblica, retore, console, senatore, filosofo e molto altro, fu sicuramente uno dei punti più alti mai raggiunti dagli uomini di stato dell’urbe. Ambizioso e di buona famiglia di rango equestre decise presto di voler raggiungere i massimi livelli del cursus honorum e si impegnò a fondo per raggiungere i suoi obbiettivi avendo la fortuna di poter praticare i suoi studi con i migliori insegnanti dell’epoca e di poter andare a completarsi in Grecia.
Fu coinvolto nelle Guerre Sociali e difese la Repubblica nel foro contro Catilina e i suoi congiurati. Partecipò alla Guerra Civile ma dalla parte dei perdenti e fu perdonato da Cesare ma le sue fortune terminarono quando si mise in contrasto prima con Antonio e poi con Ottaviano che segnarono la sua fine visto che finì proscritto e poi colpito a morte dai sicari del futuro Augusto. Difensore strenuo della Repubblica e abilissimo oratore ci ha lasciato moltissime opere e tante ne abbiamo già incontrato assieme negli anni scorsi e oggi vi presento questo libro dove, immaginando una combriccola di amici riunita a consiglio nella sua casa di campagna all’ombra di un platano (sulla falsariga di Platone che aveva immaginato il suo Simposio in una location molto simile) discutono dell’arte oratoria e di tutte le sue ramificazioni possibili e immaginabili.
Il simposio ciceroniano vede tre attori principali: Cicerone come ospite e poi Crasso e Antonio come maitre a penser di tutte le due giornate; attorno a loro si muovono vari personaggi di età differenti e di diversa estrazione sociale che interrogano gli attori principali.
L’opera si divide in tre libri; nel primo si ha una discussione piuttosto generica dell’argomento che poi viene sviscerato meglio negli altri due alternando prima Antonio nel 2° e Crasso nel 3° dove discutono dei vari rivoli dell’arte e sulla loro visione di tutto ciò. L’impostazione della voce, la dizione, la lingua da usare, il modo di catturare l’attenzione o di perderla, come risultare accattivanti con i senatori giudicanti o come invece portare il proprio cliente a sicura condanna; si disserta dell’umorismo e di come può essere utile o dannoso a seconda dei casi. Importante poi è non essere ne troppo prolissi ma neppure troppo concisi, sapersi dividere il discorso in più parti in modo da tenere sempre il filo e di come colorarlo da attore consumato ma senza darlo a vedere perché è disdicevole.
Importantissima è l’immedesimazione nella parte con la quale si “sente” davvero il pathos e non rimane solo un discorso freddo e asettico come una pagina letta svogliatamente. E poi saper improvvisare alla bisogna di fronte a mille variabili esterne che potrebbero distrarre l’oratore o il pubblico inficiando così tutto il discorso.
Un libro non semplicissimo da affrontare subito che però poi, specialmente nel secondo libro, diventa molto scorrevole e  divertente specie durante la trattazione dell’umorismo.
Il terzo volume ha un’ampia zona centrale dove il discorso si fa peso e tetro e molto noioso ma che nel finale si riprende abbastanza agevolmente portando poi in fretta ai saluti finali fra citazioni dotte e qualche lazzo. Era da un po’ che volevo trovare la giusta disposizione d’animo e sicuramente questa quarantena è stata la molla giusta per togliermi il dente. Dai che sono quasi alla fine di questi volumi dalla copertina blu che da anni prendono polvere sugli scaffali di casa…..vediamo quanto ci metto ad arrivare in fondo!!!

Ste Dussoni

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"Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza" Collaboratore di Booklandia.