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Lo scialo

di Vasco Pratolini –
Firenze nei primi decenni del Novecento, questo lo scenario sul quale si muove la girandola di personaggi che ruota in questo stupendo romanzo di Vasco Pratolini, Lo scialo, secondo volume della trilogia “Una storia italiana” che ha Metello come romanzo introduttivo e testimone di una classe lavoratrice in cerca di emancipazione e che si chiude con Allegoria e derisione, romanzo sulla disillusione dal fascismo e la ricerca di una ricostruzione morale del Paese.
Se Metello era centrato sul riscatto della classe subalterna, Lo scialo descrive l’ascesa e la difficile sopravvivenza di quella media borghesia che si andava affermando negli anni di inizio secolo e che troverà la sua consacrazione negli anni del fascismo.
Le vite dei personaggi si intrecciano con le vicende della Storia, dove ad essere protagonista sembra essere più la città, descritta minuziosamente nelle tortuose vie del centro storico, nei quartieri popolari dove più forte è stata l’avversione verso il regime nascente e nei dintorni, quella campagna che era anche rifugio per quelle famiglie benestanti che al fresco delle cascine trovavano riparo dalle angustie quotidiane.
Pratolini in questo romanzo dà prova di maestria nel saper giocare con gli artifici narrativi nei quali il tempo avvolge i personaggi principali e i comprimari in un susseguirsi di situazioni che accadono e ritornano per essere osservate da differenti punti di vista.
Il lettore in questo modo si trova ad essere attore e testimone allo stesso tempo di fatti già vissuti, nei quali un occhio esterno consente visioni da altri punti di vista. Qui sta il gioco ad incastri che costringe continui salti da una situazione a un’altra, da un personaggio all’altro, in una vicenda che scorre lenta come l’acqua dell’Arno sotto i ponti fiorentini.
I quattro personaggi principali, due coppie sostanzialmente, Nella e Giovanni, Ninì e Adamo, si incontrano, si scontrano, si lasciano e si ritrovano per lasciarsi ancora, in un turbine che altro non è che il naturale corso delle vite rese ancor più concrete dal contesto particolare, quello della dittatura nascente, che condiziona necessariamente il corso degli eventi.

Ci consoliamo alla dolcezza del ricordo. Ma quanto più è stato violento il trauma, la paura, e più vogliamo bene a noi stessi, più riusciremo a dimenticare. Mettiamo una parete di marmo davanti alla nostra anima di vetro. Ci proibiamo di pensare, che è come consegnarsi alla morte restando vivi.

In queste parole c’è tutto il dramma narrato ne Lo scialo, un dramma dove amore, sesso, sangue e morte sono ingredienti imprescindibili, componenti essenziali di anni bui che altri preferivano chiamare eroici.
Non ci si stacca facilmente da un romanzo come questo, tanto è forte l’impressione che le storie di queste persone riescono a lasciare nel cuore di ogni lettore disposto a vivere ed emozionarsi insieme a loro. Vien voglia di ripercorrere quelle strade, certi che a una cantonata potrà apparire una carrozza nella quale due donne, Ninì e Nella saranno sedute a parlare fittamente, oppure un taxi, in cui Giovanni sarà intento a costruire i suoi progetti strampalati o ancora veder spuntare Adamo, preso nei suoi pensieri di commerciante ormai affermato che custodisce il proprio dolore chiuso come in cassaforte.

Roberto Maestri

Lo scialo

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"Leggendo cerco me stesso". Collaboratore di Booklandia