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Trilogia dell’Altipiano

di Mario Rigoni Stern
Descrivere un territorio, i luoghi, la storia e le storie, i patimenti, tanti, e le gioie, poche, di una popolazione vittima di giochi decisi altrove, a Vienna come a Roma, a seconda del susseguirsi degli eventi. È quello che riesce a fare Mario Rigoni Stern nella sua Trilogia dell’altipiano, ovvero Storia di Tönle – L’anno della vittoriaLe stagioni di Giacomo, tre romanzi brevi concatenati fra loro che narrano le traversie, la fame, la guerra, la ricerca di un lavoro in quelle zona fra Alpi e pianura che è l’Altipiano di Asiago, una terra passata da un’amministrazione statale all’altra nel corso della Storia ma che suo malgrado ha sempre mantenuto la caratteristica di territorio aspro, difficile, chiuso come il carattere dei suoi abitanti, diffidenti e a ragione, verso le autorità costituite e sempre pronti a trovare le risorse per riuscire a vivere nonostante le avversità di un ambiente difficile.
Le vicende si snodano in un arco di tempo che abbraccia la fine dell’Ottocento e la prima metà del XX secolo, un periodo significativo per l’Italia e in special modo per quelle zone, fresche di passaggio dall’amministrazione austriaca, poi prima linea nel primo conflitto mondiale e successivamente terra ribelle e poco avvezza a uniformarsi al nuovo regime, quello fascista, che si andava instaurando.
Ed è proprio attraverso la concatenazione di personaggi e ambiente che Rigoni Stern ci conduce per mano a vivere le emozioni, i disagi e le piccole gioie di una comunità nel passaggio da una generazione all’altra, da un’epoca storica alla successiva, facendoci assistere a morti, nascite e partenze, vite vissute comuni a molte parti di quell’Italia povera ma tenace che non ha saputo e non ha voluto mai piegarsi alle avversità del destino.
Storie di povera gente quindi ma anche e soprattutto storie di dignità, di fierezza e di attaccamento alle proprie radici, fra mestieri che cambiano col tempo, l’unica costante di quelle genti sembra essere la necessità dell’emigrazione, qualunque sia la contingenza politica vigente; pastori e agricoltori costretti a diventare muratori prima per ricostruire quanto la guerra aveva distrutto e poi cacciatori non tanto di animali dei boschi, quanto di materiali recuperabili, residui lasciati dai combattimenti, che in maniera quasi grottesca, potranno servire forgiare di nuovo armi e strumenti di distruzione per un’altra guerra di prossima venuta. Ed è proprio su questa nuova guerra che la trilogia si conclude, lasciando uno strascico di tristezza per chi non potrà tornare e di rinnovato orgoglio di rinascita per chi potrà di nuovo guardare avanti.
Un libro per certi versi amaro ma che sa al contempo donare momenti di serenità e gioia, quella gioia fatta delle piccole cose di ogni giorno, degli amori che sbocciano fra i giovani, uniche speranze per una terra apparentemente senza futuro, ma che saprà come sempre risollevarsi e ancora una volta, riprendere il cammino.

Roberto Maestri

Trilogia dell'Altipiano
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"Leggendo cerco me stesso". Collaboratore di Booklandia