fbpx

The game

di Alessandro Baricco –
Detrattori professionali di Baricco, questa volta mi arruolerò nella vostra Legione… la paga è buona? …e il rancio è passabile?
Intendiamoci, a me Baricco piace, come scrittore, o più esattamente come narratore, e come divulgatore.
Come persona, me la cavo con un “no comment”.
Ritengo “Novecento” uno dei più straordinari monologhi degli ultimi anni, un gioiello toccato dalla grazia. Ho amato Oceano Mare e Castelli di Rabbia, per stile, talento, lingua e originalità. Amo Baricco anche quando Baricco muta registro narrativo, come in “City”, che purtroppo sembra piacere solo a me.
“The Game” invece è un saggio sulla Rivoluzione Digitale, ma non è questo il problema. Semmai il problema è che pur riconoscendo l’originalità della tesi che lo mette in movimento, ovvero il fatto che non è la Rivoluzione Digitale che ha mutato l’uomo, in peggio secondo i reazionari, ma è stato un uomo cambiato dalle tragedie del secolo che si è gettato alle spalle, e desideroso di non replicarle, a inventare gli strumenti tecnologici che gli consentissero di essere diverso e migliore.
Di creare un “oltremondo” in cui il potere non fosse di esclusiva pertinenza di poche élite, ma a disposizione di chiunque fosse disposto a varcarne il confine, come sto facendo io in questo momento, nel condividere con voi questa recensione, nell’avere come confine il numero di condivisioni che vorrete dargli.
Io avrei molte remore a sposare la visione del mio concittadino di quel che è successo, a pensare che alle vecchie élite non se ne stiano sostituendo di nuove che poco hanno a che vedere con quei romantici pionieri californiani, figli della controcultura hippy e beat, geniali e folli, avversi al sistema ma senza aspirazioni a crearne uno nuovo, difetto di tutte le rivoluzioni da quando mondo è mondo.
Ma il discorso si allungherebbe troppo… resto a disposizione di Baricco per un contraddittorio… possibilmente televisivo…
Il difetto di “The Game” è quello di risultare pesante alla lettura.
In un parossismo didascalico si avvita continuamente su se stesso, sente il dovere di riassumere assunti e conclusioni, di schematizzarli, di cartografarli, quasi che la ripetizione ossessiva, come dimostra proprio la rete, sia in grado di rendere assolute anche le verità più relative.
Così il libro può risultare interessante per due tipologie opposte di persone: quelli nati assolutamente analogici, quelli che, come me, hanno ruotato una rotella per telefonare, ma essendo curiosi, si sono convertiti per primi al digitale e sono stati i pionieri delle praterie dell’otremondo. Noi, almeno in parte, apprezzeremo questo viaggio nella memoria che parte da Space Invaders e da Napster per arrivare a Spotify …chi se lo ricordava Napster? Un viaggio da nostalgici privi di reale nostalgia.
E altrettanto interessante potrebbe risultare per i Millennials, se non altro per scoprire come sono arrivati ad avere quello che hanno in mano, o più precisamente a quella protesi digitale che ha sostituito una delle loro due mani. Per gli altri, o almeno per molti altri, la lettura potrebbe risultare stiracchiata… mai un bell’aggettivo da accompagnare al sostantivo “lettura”.
Consigliato?
No!
Perché?
Perché un grande narratore avrebbe potuto dirci le stesse cose, condivisibili o meno, regalandoci una bella storia.
Ah, prendo la branda di sotto… odio i letti a castello…

Riccardo Gavioso


“The Game”, dal calciobalilla all’iPhone: Baricco ci racconta a cosa stiamo giocando

Booklandia sostiene le librerie indipendenti.
Per acquistare il libro presso la libreria più vicina a voi potete utilizzare Bookdealer

Riccardo Gavioso
Seguimi
Latest posts by Riccardo Gavioso (see all)

Riccardo Gavioso

“Le maggioranze mi fanno orrore. Prima o poi diventano sempre minacciose” Collaboratore di Booklandia