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Terra e spazio Vol. 4

di Arthur C. Clarke
Buongiorno!!! Oh…finalmente un orario più normale e non nel cuore della notte; anche se scrivere con il favore delle tenebre dà un certo piacere quasi fisico, palpabile; la notte è come se fosse una specie di vestito d’ombra che avvolge le parole e rende il tono più sincopato, suadente! Piccole divagazioni di chi ha del tempo da perdere e lo vuole lasciare in giro per i corridoi della mente. Adesso parliamo di… “Terra e spazio vol. 4” di Arthur C. Clarke.
Sono ritornato nello spazio e con un vero maestro del genere, non propriamente il primo scappato di casa! Urania ha cercato di raccogliere il meglio della produzione “corta”  di Clarke e l’ha condensata (si fa per dire) in ben 4 volumi usciti pian pianino nel 2019 e che ho finito di leggere poco fa mentre ero a passeggiare al fresco nella villa di Voltri. Al fresco va bene ma sembravo San Francesco solo che le mie interlocutrici erano le zanzare e le cicale, le prime volevano fare colazione e le seconde…guarda caso, cicaleggiavano ininterrottamente! Un volume di quasi 400 pagine ricco di tante storie che, come si dice, spaziano; fantascienza non vuol dire solamente astronavi e alieni ma molto di più perchè i temi su cui si può fantasticare sono innumerevoli e molto variegati.
Ci sono quelli classici un po’ sparatutto, i paradossi temporali, i paradossi per il gusto di sorprendere il lettore (due titoli su tutti qui presenti: “Il cibo degli Dei” e “Riunione”), le storie un po’ più articolate che si rifanno ai grandi romanzi sugli oceani con navigazioni pericolose, tantissimi naufragi soprattutto all’inizio del volume; l’ecologia che è una vera ossessione per Clarke che sperava di veder superare il consumo dei combustibili fossili in favore di altri tipi di energia più pulita e con meno scorie; la sovrappopolazione e la capacità (tipica di ogni scrittore di SF) di immaginare il futuro e le evoluzioni della scienza soprattutto nel campo della mobilità terrestre e non.
L’ultimo racconto ci porta nel mondo del teletrasporto ma via cavo (come la televisione) solo che forse, nonostante l’abilità nel vedere il futuro, non ha saputo leggere l’altra faccia di quella medaglia: in che senso?? I grandi scrittori occidentali hanno sempre immaginato l’evoluzione come una prerogativa del mondo più sviluppato e quindi, in sostanza, quello occidentale, lasciando perennemente fuori dalle storie e dall’immaginazione i continenti che normalmente consideriamo indietro. Nel racconto (il penultimo) “il continuum del Filo” che parla appunto di filo-trasporto, si vede un mondo che salta da un luogo all’altro, e da un pianeta all’altro, tramite questa meravigliosa invenzione….la globalizzazione tramite un semplice doppino telefonico! Ma esiste anche l’altra metà del pianeta che potrebbe approfittarne per sfuggire alla povertà e ai cambiamenti climatici…cioè le migrazioni! Quello che avviene regolarmente sui nostri mari ormai da molto tempo sull’onda dei cellulari e dei social network….il mondo si restringe e si globalizza ma non è una faccenda solo per i popoli ricchi e tecnologici perchè quei mezzi possono essere usati i entrambi i sensi ma questo, negli scritti di Clarke (in questo esempio ma anche di altri) non c’è mai. È sempre l’uomo bianco che va, conquista e si espande e il resto del pianeta rimane fondamentalmente a guardare e non interagisce…sta sullo sfondo. Questa, mio modesto parere è una mancanza non da poco per chi usa l’immaginazione per lavoro. Ovviamente è solo una mia impressione ma tant’è…..Dò atto a Clarke che ha saputo invece inserire invece molto bene nei suoi racconti i panorami della sua amata Ceylon (Sri Lanka), e qualcosa dell’India, dove ha vissuto per molti anni e dove poi è morto (Colombo 2008)… e tante parti dell’ex Impero Britannico che appaiono molto spesso (molta Australia) come co-protagoniste dei suoi racconti. Per il resto nulla da dire….sublime!!!
Alla prossima!!!!

Ste Dussoni

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"Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza" Collaboratore di Booklandia.