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Raggiungere Catanzaro non è facile ed è anche dispendioso

di Anna Patrizia Mongiardo
Raccontare una storia con le parole di una bambina mantenendo una credibilità stilistica e narrativa coerente non è semplice. È questa la sfida che Anna Patrizia Mongiardo ha dovuto affrontare in questo suo romanzo autobiografico superando in pieno l’esame.
La vicenda è semplice e narra di come si può crescere in un piccolo paesino della Calabria dove la città più vicina è Catanzaro, già di per sé ai margini di un’Italia in fase di ripartenza con il boom economico e i fermenti sociali degli anni sessanta e settanta del Novecento.
Una vita ai margini della periferia, dove le tradizioni arcaiche, i ruoli famigliari, gli stili di vita, faticavano a mantenere il passo di una nazione che si stava rapidamente trasformando: la scuola elementare impregnata di metodi pedagogici derivanti dal passato fascista, l’avvento della radio ascoltata soltanto attraverso le finestre dei vicini o della televisione in anni successivi che induce a unificare il linguaggio dei suoi utenti, relegando il dialetto al puro uso familiare, le prime utilitarie in circolazione e successivamente le prime donne al volante, la moda con i vestiti confezionati e le gonne che si accorciano progressivamente quasi come si allungano per converso i capelli dei giovani contestatori.
In tutto questo la protagonista di questo racconto, prima bambina e poi adolescente, cerca di osservare ciò che avviene intorno a lei, intuendo più che comprendendo i cambiamenti profondi di cui può percepire soltanto echi lontani: le lotte studentesche, l’immagine a suo modo di vedere distorta che i media dell’epoca tendono a fornire di una Calabria percepita all’esterno soltanto come fonte di mafia e malaffare, i contributi e i progetti mai realizzati di una nebulosa Cassa del Mezzogiorno, i cui effetti sono invisibili a chi vive quotidianamente in quelle zone.
Una storia d’Italia vista da sud è quella che affiora in queste pagine ed è questo il valore aggiunto di questa narrazione, dove la miseria, l’arretratezza atavica, la mancanza di strutture e di lavoro, condizionano la vita dei suoi abitanti, costringendo sempre più persone a emigrare verso il nord industrializzato o all’estero. Una fuga da quella miseria culturale oltre che economica che ha indotto le forze migliori di quelle terre ad allontanarsi dai propri affetti alla ricerca di una dignità di vita perduta.
Sono storie già note, si potrebbe obiettare, ma sentirle dalla viva voce di chi ha subito le conseguenze di quelle politiche scellerate, induce a riflettere sui guasti che decenni di politica clientelare e dissennata hanno prodotto nel nostro Paese.

Roberto Maestri

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"Leggendo cerco me stesso". Collaboratore di Booklandia