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Lumen

di Ben Pastor –
Lumen: luce, illuminazione. È questa la ricerca che attraversa tutto il racconto di Ben Pastor, la ricerca di una chiave che possa aprire una porta dietro la quale si potrebbero nascondere segreti mistici, di guerra e di passione, di vite vissute e ragion di stato, una invasione in corso e diplomazie che operano in un ordine mondiale già precario.
Siamo alla fine del 1939, nel corso dell’invasione tedesca della Polonia, in una Cracovia occupata dalle truppe nemiche che amministrano come possono la vita che in apparenza, cerca di darsi una parvenza di normalità, tra movimenti di truppe occupanti e sacche di resistenza sconfitte in partenza. Nel mezzo un popolo, quello polacco, a fare da bersaglio incolpevole delle necessità belliche.
Trattandosi di Polonia non si può prescindere da quella che può essere considerata una componente primaria della sua cultura, la religione cattolica e la sua chiesa, specialmente se gli accadimenti portano all’uccisione di una religiosa, la badessa di un convento, in odore di santità. Il delitto avviene in circostanze misteriose, quasi sotto gli occhi di ufficiali tedeschi e fra questi proprio quel Martin Bora, capitano dei Servizi segreti, che sarà poi incaricato delle indagini.
Potrà sembrare strano che nel mezzo di un teatro di guerra si possa trovare il tempo per mettere in piedi un’inchiesta che abbia il fine di trovare il colpevole di un delitto in apparenza insignificante, non fosse che, considerato il momento contingente, le diplomazie europee e non solo, dovevano comunque, alla vigilia di quello che sarebbe diventato un dramma a livello globale, trovare un equilibrio che un delitto di quel genere avrebbe potuto minare.
Ed è proprio in questo contesto che il capitano Bora, forte della collaborazione di un prelato statunitense ancora apparentemente neutrale, muove i suoi passi alla ricerca di una verità, o almeno di una spiegazione di fatti che ad un primo esame potrebbero apparire inesplicabili.
Non voglio qui addentrarmi troppo nella trama anche perché, trattandosi di un giallo, non vorrei svelare elementi che andrebbero scoperti nel procedere della lettura, tra false piste e colpi di scena.
Posso dire però che Pastor ci conduce per mano in quella che progressivamente sembra essere l’atmosfera di una città, Cracovia, nella quale anche i rumori più violenti risultano ovattati dalla distesa della neve che l’inverno polacco distribuisce come per attutire i suoni che altrimenti potrebbero sconvolgere lo svolgere tranquillo della vita di una città dormiente.
Il romanzo inaugura la prima di una serie di inchieste che vedranno protagonista Martin Bora capitano della Wermacht, dei suoi dissidi con i membri delle SS, del suo essere un corpo estraneo, in quanto militare puro, coinvolto suo malgrado nei giochi aberranti di un esercito asservito a un totalitarismo che poco aveva a che vedere con valori se pur discutibili, comunque basati su logiche di rispetto dell’esercito nemico e dei civili inermi.
Un racconto avvincente nel quale si innestano temi e variazioni, compresa un’inchiesta parallela, che avvolgono il lettore in un clima freddo per la stagione descritta, ma caldo di riflessioni e sentimenti.

Roberto Maestri

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"Leggendo cerco me stesso". Collaboratore di Booklandia