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Lettere sulla fisica, sul cielo e sulla felicità

di Epicuro –
Buongiorno!!! Weekend di camminate ma anche di lettura e di quelle piuttosto spesse!!! Epicuro: “Lettere”. Torno a litigare con gli antichi greci e con la filosofia che da sempre mi affascina ma poi mi accorgo che faccio un bel po’ di fatica a seguire in tutti i suoi contorcimenti! Epicuro sicuramente è stato uno dei massimi campioni del pensiero filosofico antico e anche uno dei più lucidi tanto che la sua scuola: “il Giardino” gli è sopravvissuta fino al 4° secolo D.C. Di tutta la sua produzione ne restano poche cose tra cui queste tre lettere che sono il summa del suo pensiero. Sappiamo che i greci avevano già capito che la Terra non era piatta e che aveva una serie di movimenti all’interno del cosmo; Erodoto ne aveva calcolato con soli 4000km di errore la circonferenza equatoriale e molte altre cose le intuivano e ne discutevano perché la Filosofia si occupava anche di matematica, fisica e astronomia. Dalle lettere si evince che aveva capito che ogni cosa di questo mondo è composta di atomi anche se per loro restavano il mattone ultimo della vita e quindi indivisibile. Aveva concepito in qualche modo le forze di elettromagnetismo e gravità che governano la fisica. Ipotizzava la possibilità quindi di avere forme infinite come l’universo che non si fermava solamente a ciò che veniva percepito con i sensi ma andava oltre. Era sicuramente un eretico per i tempi (come d’altronde Lucrezio nel suo De Rerum Natura che riprende il pensiero epicureo e lo spiega ai romani) perché non credeva che gli dei potessero in nessun modo interferire con l’esistenza umana ma ne stavano al di sopra occhieggiando e governando secondo le proprie caratteristiche. Per Epicuro poi la morte non è altro che uno stato della vita che non c’è finché tu esisti e quando si manifesta vuol dire che semplicemente non esisti più e quindi ritorni alla situazione originaria di non essere. In ultimo parla della felicità come obbiettivo massimo da raggiungere ma non solo per essere gaudenti o per soddisfare i desideri carnali; la felicità è raggiungere uno stato di benessere interiore che porti ad essere superiore a qualsiasi avversità che non viene così più sentita….la felicità è quindi il distacco del filosofo dalle cose terrene. Un libretto comunque molto interessante completato da una lunga serie di frammenti di altre opere mai giunte a noi dove viene fuori un po’ tutto il pensiero epicureo osteggiato poi nei secoli e ritrovato successivamente in epoche recenti. Bello!!!

Ste Dussoni

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"Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza" Collaboratore di Booklandia.