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La parabola del criceto

di Davide Stasi –
Il romanzo di Stasi apre una finestra su un aspetto delle relazioni di coppia che la narrazione odierna raramente propone. A volte crudo nel linguaggio ma certamente vero. In tanti infatti (e aggiungo purtroppo) si potranno riconoscere nel percorso che vedrà il protagonista stritolato dalle dinamiche insane messe in atto dalla persona su cui aveva investito tutto se stesso, i suoi sentimenti e l’idea di futuro.
Terminata la relazione con la fidanzata storica che voleva si un figlio ma solo per nutrire il proprio egoismo di aspirante madre e non come apice di un vero amore condiviso, Alfredo si trova a vivere una vita uguale a quella di tanti uomini e donne dei nostri giorni, ricca di rapporti occasionali: vivace certamente ma inconcludente sul piano affettivo. Ma Alfredo aspira ad una relazione stabile, possibilmente con una persona degna di tale investimento.
L’occasione sembra presentarsi con Viola, donna algida, sessualmente coinvolgente, emotivamente partecipe. Ma sposata, per quanto da tempo abituata a tradire un marito che solo per l’amore verso le due figlie finge di non sapere oppure perdona.
La passione però diventa travolgente, l’amore sembra vero e inarrestabile. Viola decide di lasciare il marito e coinvolge uno stupito ma felice Alfredo in un progetto di vita in cui include anche le sue bambine.
Una casa in comune, una famiglia per quanto sui generis e la prospettiva sognata: un futuro insieme alla persona amata.
Ma a questo punto inizia forse la parte più intensa del romanzo, quella in cui l’autore che è anche un famoso blogger è riuscito a dare il meglio di sè. Aiutato dai racconti di migliaia di testimonianze reali, Stasi fa la cronaca precisa e dettagliata dei meccanismi psicologici dei due protagonisti che sprofondano in una parabola discendente e distruttiva.
Viola si rivela per quello che è : una personalità irrisolta, inquieta, insoddisfatta. Quando tutto sembra portare verso la felicità, quando nulla si oppone alla “costruzione di un amore”, quando tutto tende verso un apice infinito Viola inizia la sua caduta verso il basso, trascinando con sè tutti i suoi affetti. Senza guardare in faccia a nessuno. Senza pensare alle figlie e men che meno ad Alfredo.

“Alfredo era in trappola, impotente e dentro un tunnel di sofferenza e umiliazione mai provato prima”

Ripropone così le stesse dinamiche che già aveva messo in atto verso l’ex marito. Il “bisogno di spazio per sè” diventa la scusa per nascondere i tradimenti. I silenzi diventano assordanti e le richieste di Alfredo di spiegazione diventano solo dei fastidi. E’ un treno in corsa Viola, ma in corsa verso il precipizio. Come una pallina che affronta un piano inclinato la loro relazione scivola verso il basso accelerando ogni giorno che passa.
L’energia distruttiva si accumula e nulla potrà fare Alfredo che assisterà alla trasformazione della donna amata in un nemico che userà nei suoi confronti una indicibile violenza psicologica che comprende tutto il repertorio che vede tanti uomini diventare vittime: dalla alienazione delle bambine contro di lui alle false accuse di violenze inesitenti.
Stasi con questo romanzo dà voce ai tanti “Alfredo” che ogni giorno subiscono quel tipo di aggressione di cui nessuno parla, la violenza femminile. Non quella fisica (che comunque esiste, vedi qui) ma quella psicologica, impossibile da refertare al Pronto Soccorso, ma non meno dolorosa.
Un romanzo da leggere senza condizionamenti ma con la dolorosa consapevolezza di come la violenza sia in grado di manifestarsi con mille sfaccettature, di come vittime e carnefici non sono distinguibili dal sesso, come una semplicistica narrazione vorrebbe farci credere. Perchè la violenza non ha genere e solo uno sforzo comune di uomini e donne di buonsenso potrà dare una speranza alla nostra società di arginare questo fenomeno distruttivo.

Gerardo Capaldo

La parabola del criceto

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