La lunga vita di Marianna Ucrìa

di Dacia Maraini –
Sicilia, prima metà del settecento.
Periodo dell’Inquisizione, delle impiccagioni esemplari in piazza, dei matrimoni combinati, di figli nati per supplire vuoti emotivi e per garantire una prosecuzione di titoli nobiliari … mai nati per amore.
Protagonista Marianna, una bambina appartenente ad una ricca famiglia che diventa troppo velocemente donna e altrettanto rapidamente madre di diversi figli, data in sposa ad uno zio nobile proprietario terriero alla giovane età di tredici anni .
La sua sua arida vita fatta di giornate tutte uguali, di affetti negati, di sontuosi abiti scomodi da dover sfoggiare e di un cognome pesante da dover portare,  é arricchita dalla sua grande sensibilità e dall’amore per i libri.
Il suo mondo è fatto di mani sporche di inchiostro e frammenti di dialoghi contenuti in una scatola di latta dalle decorazioni cinesi.
Perché?
Lei è sordomuta, per comunicare utilizza pezzi di carta sui quali sinteticamente scrive ed ottiene rapide  e secche risposte.
Tutti conservati .
Il suo mondo è senza suoni, la testa spazia, immagina crea …e  tutto questo ondeggiare di pensieri si espande quasi a riuscire a interagire con le menti altrui scoprendo spesso spazi  angusti vuoti e sterili, o segreti inconfessabili.
La morte del marito con il quale aveva solo “procreato” le dona una nuova consapevolezza e le aumenta quella leggerezza di pensiero che aveva dovuto fino a quarant’anni sopprimere.
Costretta a prendere in mano le redini negli affari di famiglia, usa tutta la sua intelligenza e la sua enorme sensibilità per risolvere i più svariati  problemi di gestione della mezzadria.
Disposta ad accettare che i figli (nel frattempo ormai forzatamente accasati o mandati in convento) riprendano in mano la loro vita liberi da qualsiasi forma di pregiudizio, accettando, neanche troppo celate, storie di tradimenti e segrete  passioni.
Ma  c’è qualcosa di irrisolto in lei. Una forte attrazione mai provata la spingerebbe verso un suo giovane servo innamorato di lei: si dilania per questo suo pensiero “osceno”.
E nel suo tormento arriva a fare chiarezza sulla sua “mutilazione”.
È stata violentata a sei anni da quello stesso zio che poi l’avrebbe sposata.
Il suo mutismo e la sua sordità non sono stati altro che una difesa per lei contro il mondo.
La sua mente ora  guarita  incondizionata e libera l’ha spinta in una travolgente ed appagante storia d’amore senza vincoli e verso quello che noi definiremmo oggi una grande modernità di pensiero.
Nel ‘700 tutte le donne erano sorde e mute…  dovevano essere quello che gli altri volevano che fossero, dovevano tacere e compiacere, udire senza ascoltare .
Entra in contrapposizione Marianna che nonostante la sua menomazione e il periodo storico riesce ad incarnare una figura di grande forza passione e coraggio.
Un libro che ci accompagna in un periodo storico difficile e molto lontano da noi ma che esplora sentimenti e stati d’animo sempre attuali .

Chiara Conte


“La lunga vita di Marianna Ucria” di Dacia Maraini – Incipit