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La fattoria degli animali

di George Orwell –
La fattoria degli animali” è una rilettura che mi sono concessa in questo periodo di clausura forzata, complice il mio disturbo ossessivo di accumulare libri “perché non si sa mai!”; difatti, poco prima del lockdown avevo acquistato l’edizione Mondadori con la nuova traduzione di Guido Bulla.
Avevo letto questo romanzo per la prima volta al liceo, ma, come per tutte le cose imposte, in quel periodo ho poco apprezzato l’opera in sé, al punto tale che, a distanza di anni, mi rendevo conto di non ricordare quasi nulla della trama.
Pertanto, devo ammettere che è stata una piacevole riscoperta.
Pubblicato in inglese per la prima volta nel 1945, viene tradotto e pubblicato in Italia un paio d’anni dopo.
Più che un romanzo, è una novella in cui emerge la forte critica dell’autore nei confronti dei regimi totalitari, lo stalinismo in particolare, e della Rivoluzione Russa del 1917.
L’intera vicenda si svolge in Inghilterra; gli animali della fattoria del signor Jones, stanchi di essere sfruttati dal padrone, decidono di ribellarsi e di cacciarlo dalla fattoria.
La loro impresa si rivela un successo e gli stessi animali iniziano a gestire la fattoria, suddividendosi compiti e mansioni.
Dopo essere stato cacciato, il signor Jones cercherà di riprendere possesso della fattoria, ma ogni suo tentativo sarà un fallimento.
Vittoriosi, gli animali si ritrovano per celebrare il buon risultato ottenuto e, con l’occasione, stilano una sorta di elenco di comandamenti a cui fare fede:

“Tutto ciò che cammina su due gambe è nemico. Tutto ciò che cammina su quattro gambe o ha ali è amico. E ricordate pure che nel combattere l’uomo non dobbiamo venirgli ad assomigliare. Anche quando l’avrete distrutto, non adottate i suoi vizi. Nessun animale vada mai a vivere in una casa, o dorma in un letto, o vesta panni, o beva alcolici, o fumi tabacco, o maneggi denaro, o faccia commercio. Tutte le abitudini dell’uomo sono malvagie. E, soprattutto, nessun animale divenga tiranno ai suoi simili. Deboli o forti, intelligenti o sciocchi, siamo tutti fratelli. Mai un animale uccida un altro animale. Tutti gli animali sono uguali.”

L’ultimo, “tutti gli animali sono uguali”, era considerato il riassunto di tutti.
Con il passare del tempo, la situazione cambia e i maiali iniziano pian piano a prendere il sopravvento; da questo momento comincia la loro progressiva umanizzazione, che li vede trasgredire i comandamenti fissati: occupano la casa padronale, bevono gli alcolici, dormono su comodi letti, indossano vestiti e, con grande stupore degli altri compagni, arriveranno a camminare su due zampe.
Man mano che questa loro umanizzazione prende forma, i comandamenti che erano stati scritti a mo’ di promemoria sul muro della fattoria cambiano; gli altri animali, notando questi cambiamenti, in un primo momento sono sorpresi, ma poi rileggendo i comandamenti e non ricordando se fossero sempre stati così, non possono far altro che accettare la situazione.
Anche l’ultimo comandamento non sarà esente da modifiche: tutti gli animali sono uguali, tuttavia alcuni sono più uguali degli altri.
Anche qui, come nella dittatura sovietica mal sopportata dall’autore, vediamo come i maiali diventano progressivamente esseri brutali (mandano al macello un cavallo ormai vecchio, ma che si era prodigato fino alla fine per aiutarli nella realizzazione del mulino), al punto da istituire quasi un regime del terrore. 
Paradossalmente, data la situazione attuale che ci vede ogni giorno sommersi da numeri e statistiche riguardanti l’andamento del tanto odiato coronavirus, mi sento un po’ come gli animali della fattoria, che ogni sera si riunivano per ascoltare i resoconti stilati dai maiali che evidenziavano quanto la fattoria stesse facendo progressi da quando era stato cacciato via il padrone.
Rileggendolo a distanza di anni, comprendo anche meglio il peso che possa avere avuto all’epoca un libro del genere, una satira nei confronti di un sistema dittatoriale che l’autore non nasconde di non tollerare.
Dato lo stile di scrittura, senza andare a ricercare effettivamente a chi o cosa possa essere riferito, il testo si presenta lineare e scorrevole, rendendo la lettura accessibile anche ai ragazzi oltre che agli adulti.
Insomma, come ho detto all’inizio, una piacevole riscoperta.

Anna Rita Coluccia

La fattoria degli animali
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Anna Rita Coluccia

"Se vogliamo conoscere il senso dell'esistenza, dobbiamo aprire un libro" Collaboratrice di Booklandia