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La città e i cani

di Mario Vargas Llosa
Il primo romanzo dello scrittore peruviano fu pubblicato nel 1963; oltre ad essere un romanzo autobiografico, può essere considerato anche una denuncia nei confronti delle istituzioni: infatti non fu ben visto dalla patria e fu censurato e bruciato dai militari. 
I protagonisti sono i cadetti del collegio militare Leoncio Prado, ognuno dei quali ha un soprannome: giusto per citarne alcuni, troviamo il Boa, il Giaguaro, lo Schiavo, il Secco, il Poeta.  Ed è nel Poeta, il cui nome è Alberto Fernandez, che si cela l’alter ego dell’autore.  Tra i rituali di iniziazione, i cosiddetti “battesimi”, le umiliazioni e gli scherzi non proprio piacevoli, emerge il tema principale della narrazione: la violenza sia verso i propri commilitoni che verso creature indifese. I superiori non sono da meno: a seguito di un “incidente” avvenuto durante un’esercitazione, questi faranno di tutto per insabbiare la faccenda; qualsiasi cosa pur di non infangare il buon nome del collegio.  Ciononostante, dopo la confessione di Alberto, il quale denuncia l’uccisione dello Schiavo per mano del Giaguaro, il tenente Gamboa cercherà di portare alla luce la parte nascosta del collegio.  Durante un’ispezione verranno fuori alcolici nascosti negli armadi, sigarette, severamente vietate, le fughe dei cadetti che saltano il muro di cinta pur di avere qualche ora di libertà. 
Peccato che l’operato di Gamboa, pur non passando inosservato, gli costerà il trasferimento dal collegio.  Non è stata una lettura semplice: i continui cambi di narrazione dalla prima alla terza persona e o flashback, a volte piazzati senza uno preavviso, mi hanno costretto a rileggere più volte qualche paragrafo.  Insomma, una lettura difficile, ma che mi ha lasciato con forte senso di tristezza e angoscia.  Alla prossima! 

Anna Rita Coluccia

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"Se vogliamo conoscere il senso dell'esistenza, dobbiamo aprire un libro" Collaboratrice di Booklandia