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Il gioco degli occhi

di Elias Canetti –
Terza e ultima parte dell’autobiografia di Elias Canetti, la parte della sua maturità personale e creativa. Sono gli anni infatti in cui lo scrittore stende la versione definitiva di Auto da Fé contemporaneamente a un dramma teatrale che legge di fronte a uditori selezionati nei salotti viennesi. Il furore creativo predomina nell’animo dell’autore, il quale esprime tutta la sua forza in queste audizioni pubbliche dove difficilmente gli spettatori, favorevoli o meno, certamente non ne escono indifferenti. Il salotto principe di queste esibizioni è quello di Anna Mahler, figlia del grande musicista Gustav, dove si respira il fermento della cultura viennese di quegli anni, la letteratura di Robert Musil, le teorie di Sigmund Freud, Alban Berg, gli artisti della Secessione. Canetti trova un suo spazio all’interno di tutto questo, pur essendo ancora nient’altro che una promessa per la letteratura, digiuno com’è di qualsiasi pubblicazione. Riesce in ogni caso a farsi apprezzare da vari critici, lo stesso Musil ha parole di elogio, non così Joyce, che l’autore in erba avrà la ventura di incontrare durante un viaggio in Svizzera. È di quel periodo anche l’amicizia con lo scrittore Hermann Broch, il quale formerà con Canetti un sodalizio che durerà cinque anni.
Nel frattempo dal confine a nord, giungono echi di avvenimenti preoccupanti che influenzeranno anche la vita della capitale e di tutta l’Austria, l’antisemitismo montante, il diffondersi di resistenze nei confronti di idee e riferimenti culturali non in accordo con l’ideologia nazista che iniziava a farsi largo anche nei territori attigui.

Ero pronto ad armarmi della pazienza necessaria, ma gli avvenimenti non erano così pazienti. Quando nel 1933 calò sul mondo la grande accelerazione che doveva trascinare tutto con sé, io non avevo ancora nulla da contrapporle sul piano teorico e sentivo il grande bisogno interiore di raffigurare ciò che non capivo.”

È comprensibile come in periodi di crisi non solo economica possa risultare difficile per uno scrittore esordiente trovare un editore per farsi pubblicare. Il caso e la fortuna però verranno incontro a Canetti nella persona di Jean Hoepffner, un alsaziano direttore della rivista Strassburger Neueste Nachrichten, il giornale più letto in Alsazia, il quale decide di accollarsi il rischio di fare da garante per un’eventuale pubblicazione del romanzo Auto da Fé, che nel frattempo ha trovato la sua stesura definitiva. Il passo che determina la messa in stampa dell’opera a questo punto è solo una questione di dettagli e il romanzo vedrà finalmente la luce.

Tra le cose essenziali che si preparano dentro di noi vi sono gli incontri rinviati. Può trattarsi di luoghi e di uomini, di quadri come di libri.”

Leggere questa autobiografia, nei suoi tre volumi non è soltanto ripercorrere la vita di un uomo, di uno scrittore che ha meritato il premio Nobel negli anni successivi. Le pagine di questi tre volumi sono dense anche della storia della prima metà del Novecento nell’Europa centrale, con i suoi tragici avvenimenti a preludio di quel decennio successivo all’anno in cui si chiude il terzo volume della trilogia. Vengono descritti sullo sfondo gli sconvolgimenti sociali conseguenti al dissolvimento di un impero, quello Austro-ungarico, con il termine della Grande Guerra, la dispersione delle comunità ebraiche da una parte verso gli embrioni di sionismo, con il sogno del ritorno in una Patria, la Palestina, tutta da inventare e dall’altra la speranza, presto tragicamente delusa, di poter ricostruire un’integrazione nelle nuove repubbliche della Mitteleuropa che si andavano formando.
Un libro nel libro dunque, che si offre a diverse chiavi di lettura, quella umana dell’autore, quella storica che abbiamo detto e quella letteraria e artistica in generale, con i vari personaggi, quelli noti come quelli meno conosciuti, che alimentano un fermento creativo che ha avuto pochi eguali nella storia della cultura occidentale.
Una trilogia su più livelli che contribuiscono a rendere piacevole una lettura che, per la sua mole, potrebbe spaventare più di un lettore.

Roberto Maestri

il gioco degli occhi

Gli altri volumi della trilogia:

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"Leggendo cerco me stesso". Collaboratore di Booklandia