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Il delitto dell’accademico Sylvestre Bonnard

di Anatole France –
C’è qualcosa di misterioso nel mondo della letteratura, qualcosa di inesplicabile: come mai, infatti, alcuni autori, dei quali con facilità possiamo riconoscerne la grandezza, cadono (quasi) completamente nell’oblìo?
È il caso, a esempio, di Anatole France, accademico di Francia (1896) e vincitore del Premio Nobel per la letteratura (1921). In particolare, volendo riportarlo all’attenzione di noi lettori, mi permetto di segnalare una sua opera che ho trovato affascinante: “Il delitto dell’accademico Sylvestre Bonnard”. Il libro, che ha le fattezze del diario personale di Sylvestre Bonnard, è diviso in due parti: nella prima parte, Sylvestre Bonnard, professore universitario, accademico, storico, archeologo, erudito, bibliofilo, per il quale i libri sono una parte importantissima della propria vita, entra in contatto con il signor Coccoz, venditore “porta a porta” di libri antichi. Venendo a sapere, grazie alla sua domestica, della vita che il signor Coccoz e la sua famiglia conducono, in particolare che il signor Coccoz è malato e ha una bambina piccola, Bonnard decide di fare un favore a questo signore comperando uno dei libri del signor Coccoz, ed essendo sotto Natale egli decide di spedire loro un ceppo di legno per il loro camino cosicché possano passare un Natale al caldo. Congedato Coccoz, e rimessosi a sfogliare il suo catalogo di libri antichi, Sylvestre Bonnard scopre che un libro che lui cerca ardentemente – “La leggenda aurea” di Giacomo il Genovese (Giacomo da Varagine) tradotto dall’erudito Jean Toutmouillé – è custodito presso un venditore di antichità di Girgenti, in Sicilia.
Tempo dopo, Bonnard si metterà in viaggio per la Sicilia; lì, farà delle scoperte interessanti…
Nella seconda parte, Sylvestre Bonnard cercherà di prendersi cura della nipote – Jeanne Alexandre – della donna che lui aveva amato in gioventù, sebbene avessero preso poi strade differenti, come a volte accade, cercando di garantirle una dote di tutto rispetto. Sarà a questo punto che Sylvestre Bonnard commetterà il “delitto”: quale “delitto” potrà mai commettere però il generoso, erudito, giusto, bibliofilo Sylvestre Bonnard?
Ho letto da qualche parte che le due parti non hanno nulla a che fare l’una con l’altra, ma non sono d’accordo. Nelle due parti si mette in evidenza come Sylvestre Bonnard è il simbolo della correttezza, della dignità, della giustizia. Se dovessi descrivere brevemente questo libro, direi che è un esempio di giustizia, nel senso più alto che è possibile dare a questo termine.
Bonnard, vegliardo, ha vissuto a lungo perché non possa accorgersi delle ingiustizie di questo mondo quando gli capitano davanti, e ha vissuto a lungo per permettersi di lasciar correre tali situazioni; per questo, per quanto gli è possibile, fa di tutto per riparare quelli che ai suoi occhi (e ai nostri, invero) sono dei veri e propri torti. Alla fine, non si può non apprezzarne il comportamento.
Lo stile di Anatole France poi è come aria fresca: da un lato, lo stile è leggiadro, raffinato, elegante, come il velluto rubicondo di giacche da sera, dall’altro lato, ti ristora, ti rinfresca, consentendoti di esperire una proprietà di linguaggio che poche volte si ha l’opportunità di incontrare. Non mancano riflessioni argute su diversi aspetti della vita… Non si può fare a meno di cogliere una somiglianza tra Sylvestre Bonnard e Anatole France, anzi, Sylvestre Bonnard è Anatole France.
Quale migliore opera, allora, se non questa è possibile consigliare per riportare, nel mio piccolo, in auge uno scrittore ingiustamente dimenticato che, come è scritto nelle “Note biografiche”, ricevette «funerali di stato, nel 1924, [che] furono seguiti da un’enorme folla, pari solo a quella che aveva accompagnato all’ultima dimora il grande Victor Hugo» e che, inoltre, come pochi autori, «[fu] tanto disprezzato e dimenticato in breve tempo quanto l’autore del “Delitto dell’accademico Sylvestre Bonnard”»?
A chi consigliarlo, dunque? A chi volesse respirare aria fresca, direi…

Matteo Celeste

Il delitto dell'accademico SyLvestre Bonnard
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"Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine" Collaboratore di Booklandia