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Cime Tempestose

di Emily Brontë
“Cime tempestose” per me non è un semplice romanzo: è “il Romanzo”, quello che mi ha fatto appassionare ai classici, innamorare dei personaggi e che spesso rileggo con piacere, al punto tale che ne posseggo più copie di diverse edizioni; l’ultima arrivata è quella Bompiani del 2018, con la traduzione di Marta Barone.
Unico romanzo di Emily Brontë, pubblicato per la prima volta nel 1847 con lo pseudonimo di Ellis Bell, non ricevette un buon riscontro dal pubblico, poiché ritenuto troppo violento in alcuni punti della storia; la sorella Charlotte decise di ripubblicarlo dopo qualche anno, attribuendo all’autore il nome della sorella.
Tuttavia l’opera venne apprezzata solo molto tempo dopo la morte di Emily, al punto da diventare il romanzo per eccellenza della letteratura inglese del periodo romantico.
Stupisce molto l’attualità di quest’opera, che, pur essendo stata scritta nel XIX° secolo, presenta una trama ricca di sentimenti e relazioni tra i vari personaggi, oltre a uno spiccato realismo e allo stile caratterizzato da due voci narranti.
Infatti, la storia è raccontata da Mr Lockwood e da Nelly, la governante che ha visto crescere i personaggi principali: Catherine e Heathcliff.
Ambientato nella brughiera dello Yorkshire, il romanzo prende il titolo proprio da una delle terre in cui si svolge l’intera vicenda: Wuthering Heights; a questa si affiancano la tenuta di Thrushcross Grange e Gimmerton.
Il paesaggio della brughiera non fa da semplice sfondo alla narrazione, ma sembra assorbire e amplificare i tormenti dei personaggi.
Tutto inizia quando Mr Lockwood si rifugia a Wuthering Heights a causa di una tempesta: durante la notte una donna bussa alla finestra chiedendo di entrare; egli apre la finestra ma la donna sembra scomparsa.
Il giorno dopo Mr Lockwood parla dell’accaduto alla governante, Nelly, la quale decide di raccontare la storia di Heathcliff, attuale padrone di Wuthering Heights, e della donna apparsa alla sua finestra la notte precedente, che si rivela essere il fantasma di Catherine.
Heathcliff è un orfano preso in adozione dal padre di Catherine, il signor Earnshaw, che ha anche un altro figlio: Hindley.
Hindley è da subito geloso e invidioso del nuovo arrivato, mentre la sorella sembra apprezzare la compagnia del fratellastro e diventano inseparabili, dimostrando una grande affinità.
A causa del comportamento violento nei confronti di Heathcliff, Hindley viene mandato in collegio, per tornare poi a Wuthering Heights alla morte del padre a gestire la tenuta ereditata e vendicarsi del povero orfanello, ormai adolescente, che verrà costretto a lavorare la terra e trattato da servo.
Solo Catherine continua a considerarlo un suo pari e durante una delle loro avventure arrivano a Thrushcross Grange: qui Catherine verrà morsa da uno dei cani della famiglia Linton e dovrà restare loro ospite fino alla completa guarigione.
Catherine rimane subito affascinata dallo stile di vita della famiglia Linton e non fa fatica a stringere amicizia con i figli dei padroni di casa: Edgar e Isabella; si adegua alla loro vita e ai loro modi, perdendo quella parte selvaggia che la avvicinava al fratellastro Heathcliff.
Col tempo, si sente attratta da Edgar, che non manca di dimostrarsi gentile e premuroso nei confronti della piccola Earnshaw.
Ritornata a Wuthering Heights Catherine confessa alla governante i sentimenti che prova per Edgar e per Heathcliff, rendendosi conto che è innamorata di entrambi, ma in modo diverso:

Il mio amore per Linton è come le foglie del bosco: il tempo lo cambierà, lo so bene, come l’inverno cambia gli alberi. Il mio amore per Heathcliff assomiglia alle rocce eterne sottoterra: una fonte di scarsa gioia visibile, ma necessaria.

Cime tempestose” non può essere catalogato semplicemente come un romanzo d’amore, perché, seppur l’amore sia presente, lo è in molteplici forme: amore non corrisposto, amore impossibile, vendetta, ossessione.
L’amore è comunque il motore dell’intera storia, affiancato da altre tematiche: la malattia, la morte, il senso di solitudine che non fa altro che accrescere la sofferenza percepita dai personaggi, la differenza tra ceti sociali, il soprannaturale.
Un romanzo forte, travolgente, con una narrazione simmetrica che sembra studiata ad hoc per coinvolgere maggiormente il lettore nel corso degli eventi e che rientra tra i classici che più amo in assoluto.

Anna Rita Coluccia

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"Se vogliamo conoscere il senso dell'esistenza, dobbiamo aprire un libro" Collaboratrice di Booklandia